E' mancato nella sua casa di Palm Spring in California, all'età di 77 anni, il grande direttore americano James Levine. Una lunga e brillante carriera interrotta bruscamente dalle accuse di molestie sessuali
Cosa potesse fare un enorme talento musicale, James Levine lo dimostrò ben presto. Basti ricordare come nel 1972, agli esordi di carriera, quando la EMI gli affidò la registrazione di un Verdi minore come quello di Giovanna d'Arco, ne fece un vero capolavoro, realizzando un assoluto modello di concertazione, pieno di emozionanti vibrazioni.
Come una luminosa carriera musicale possa interrompersi bruscamente, e nel peggiore dei modi, Levine lo dimostrò facendosi prima sospendere, e poi clamorosamente licenziare nel marzo 2018 – dopo 40 anni di stretta collaborazione quale direttore musicale, ed oltre 2500 salite sul podio – dalla Metropolitan Opera di New York. E ciò a seguito di numerose denunce per molestie sessuali perpetrate per lunghi anni a danno di ragazzi, in special modo di giovani artisti. Denunce, ahimé, in gran parte dimostratesi fondate, confermando insinuazioni già da tempo in giro.
Ed ora ci arriva, tramite il medico personale, l'annuncio della sua morte avvenuta il 9 marzo nella sua casa di Palm Springs in California.
Una vita dedicata alla musica
Levine era nato il 23 giugno 1943 a Cincinnati, da una famiglia di musicisti d'origine ebrea. Studiò con il violinista Walter Levi, e con i pianisti Rudolf Serkin e Rosina Lhévinne. Diplomatosi in pianoforte nella sua città, entrò nel 1961 alla Juilliard School di New York studiando direzione con Jean Morel, per uscirne tre anni dopo. Svolse un lungo tirocinio, dal 1964 al 1970, come assistente di George Szell, allora guida della Cleveland Orchestra. Alla fine, si videro i primi frutti di tanto impegno: dopo un primo invito a dirigere, avviò un proficuo rapporto con la Chicago Symphony Orchestra, che negli anni a venire lo vedrà salire sovente sul suo podio.
Nel 1971 il debutto con Tosca alla Metropolitan Opera di New York, che visti i lusinghieri risultati lo chiamerà a lavorare sempre più spesso ed infine lo nominerà suo direttore musicale: un compito che porterà in breve le compagini strumentali e corali newyorkesi a grandissimi vertici qualitativi. Dal 1999 al 2004 Levine ricoprì l'incarico di direttore musicale dei Münchner Philharmoniker, e dal 2004 al 2011 è stato direttore principale della Boston Symphony Orchestra. Per una ventina d'anni ha curato il Ravinia Festival nell'Illinois, la residenza estiva della Chicago Symphony Orchestra.
La sua grande popolarità, e l'influenza sul mondo musicale americano si possono paragonare solo a quelle ottenute ed esercitate in precedenza da Leonard Bernstein.
La malattia, la rivincita, la decadenza
Nel 2011, per l'aggravarsi di alcuni sintomi riconducibili al morbo di Parkinson, aveva dovuto sospendere la sua attività, per riprenderla nel 2013 - anche se costretto in carrozzella - dimostrando una grande forza di volontà. Nondimeno, gli orchestrali si lamentavano in privato del fatto che in questi ultimi anni non sempre era facile comprendere le sue indicazioni.
Nella sua lunga carriera, per l'indubbia capacità e per il grande prestigio direttoriale acquisito, James Levine è stato chiamato a condurre praticamente tutte le più grandi orchestre, ed a concertare nei maggiori teatri lirici del mondo. Era in grado di spaziare, d'altro canto, in un repertorio assai vasto. Lo testimonia anche una discografia impressionante, per quantità e qualità, in un cammino che in campo operistico procede da Mozart incontrando Bellini, Donizetti, moltissimo Verdi, quasi tutto Wagner, molto Puccini, oltre a vari titoli sparsi.
In campo sinfonico, il suo catalogo muove ancora da Mozart e da Haydn, attraversando Beethoven, Schubert, Berlioz, Mendelssohn, Brahms, Mahler, sino a Richard Strauss e Stravinskij.